“Il Servo di Dio Guglielmo Giaquinta ha dato vita a diverse realtà per dare concretezza alle intuizioni spirituali che, nel corso degli anni, maturavano nel suo cuore. Ne è nata una famiglia spirituale che desidera realizzare il suo sogno: un mondo di santi e di fratelli!”

Negli anni ’40 Guglielmo Giaquinta è vice parroco nella parrocchia santa Maria ai Monti e assistente della gioventù femminile di Azione Cattolica. In questo ambiente, dedica molto tempo alla direzione spirituale e alle confessioni: cogliendo in tante giovani una profonda sete di spiritualità, si adopera per realizzare attività che permettessero loro di alimentare il desiderio di una vita spirituale profonda e intensa e, progressivamente, coinvolge loro stesse in tale lavoro per “sviluppare la vita interiore tra i fedeli e diffondere la conoscenza della vocazione universale alla santità” (Decreto del 2/2/1960 con il quale il Movimento Pro Sanctitate è riconosciuto come persona morale, unitamente ai Gruppi Pro Sanctitate e ai Sacerdoti Amici dei Gruppi Pro Sanctitate). Da tale lavoro apostolico è nata una associazione che, avendo avuto inizio con i Gruppi Pro Sanctitate, organizzazione esclusivamente femminile, si è sviluppata nel Movimento Pro Sanctitate, che abbraccia persone di ogni ceto, età e sesso.
In una prima fase, prevale l’aspetto di adesione all’ideale (chiamata alla santità) a livello personale perché il Movimento si considera soprattutto una “corrente di pensiero e di simpatia verso un’ideale”; ben presto, però, il moltiplicarsi delle attività e il numero sempre crescente delle persone in esse coinvolte fece sorgere l’esigenza di una maggiore organizzazione, giungendo a costituirsi come associazione laicale denominato “Movimento Pro Sanctitate”, riconosciuto dalla CEI nel 1970 e inserito tra le aggregazioni laicali.
L’idea iniziale di un impegno a favore della vita spirituale, si approfondisce e si sviluppa: fulcro della chiamata alla santità, nell’intuizione carismatica del Servo di Dio Guglielmo Giaquinta, ha la sua radice nell’amore gratuito e infinito di Dio, che desidera dall’uomo una risposta d’amore; santità che non è solo una chiamata personale, ma si irradia nelle dimensioni familiare, comunitaria e sociale.
A partire dal 1957, il Movimento Pro Sanctitate promuove la Giornata della Santificazione Universale, oggi celebrata in tutta la Chiesa nella solennità di Tutti i Santi.
I centri del Movimento Pro Sanctitate sono diffusi in varie parti del mondo (Italia, USA, Lettonia, India), ma il suo messaggio ha raggiunto molti altri luoghi.

Nel cuore sacerdotale del giovane don Guglielmo Giaquinta, viceparroco della Madonna dei Monti in Roma negli anni ‘40, nasce l’esigenza non solo di orientare ad una vita santa le persone avvicinate nel suo ministero, ma anche di stimolare un vero e proprio apostolato della vita interiore, della santità.
Così inizia a Roma nel 1947, in forma embrionale, l’Istituto delle Oblate Apostoliche in un momento storico particolare, quando la guerra era finita, ma l’odio e l’egoismo avevano seminato tanta sfiducia nel cuore degli uomini e spento ogni speranza di ricostruire una società nuova.
Fu allora che alcune giovani, profondamente convinte che una consacrazione totale e stabile dell’apostolato della santità fosse per loro il modo vitale per rispondere ad una pressante richiesta di Cristo e del Vangelo, maturarono una scelta che assunse via via – negli anni dal 1947 al 1950 – una forma sempre più precisa ed esplicita.

Nel febbraio 1949 Mons. Giaquinta è nominato Rettore della Chiesa della Madonna di Loreto al Foro Traiano, che diventa luogo degli incontri formativi e organizzativi.
Il 1° maggio 1950 si apre la Betania di Centocelle, centro di vita fraterna per il primo nucleo di quello che sarebbe stato poi l’Istituto Secolare delle Oblate Apostoliche. Guidate dal Servo di Dio, si impegnano nella diffusione della vocazione universale alla santità e nell’animazione dei Gruppi Pro Sanctitate, trovano in Gesù Eucaristia – che dal 5 luglio 1951 era stabilmente presente in mezzo a loro – la forza di un annuncio difficile ed entusiasmante.

Grazie ai contatti che Giaquinta stabilisce con diversi vescovi e sacerdoti, le oblate apostoliche diffondono la loro presenza e azione apostolica in varie zone d’Italia e in diversi Paesi del mondo – Roma, Catania, Torino, Palermo, Imperia, Pescara, Bruxelles, New York, Los Angeles, Omaha (Nebraska), Kerala (India) – e la loro presenza apostolica, che ha come nota caratteristica la diffusione della vocazione universale alla santità, intesa questa come risposta piena all’amore di Cristo, si esplicita come forza animante nel Movimento Pro Sanctitate, negli ambienti di lavoro, nelle Chiese locali.

All’interno dell’Istituto, pur nella unità di vocazione, le oblate possono avere diversità di ruoli e diversa collocazione operativa: esse infatti si dividono in interne, il cui ruolo particolare anche se non esclusivo, è la diffusione missionaria, proprio in virtù di una loro totale disponibilità; esterne, donate soprattutto all’apostolato sociale e inserite nel Movimento Pro Sanctitate; cooperatrici, che vivono la spiritualità dell’Istituto nella vita matrimoniale e la diffondono nei loro ambienti di vita e di lavoro.
Per le oblate interne ed esterne i voti di castità, povertà e ubbidienza e la promessa di apostolato sono la strada scelta per rendersi più conformi a Cristo Redentore, la strada che le rende libere e disponibili ad annunciare, testimoniare, proporre l’infinito amore del Signore. Sul medesimo piano spirituale, anche se in diverso stato di vita, si pongono le cooperatrici con le promesse di apostolato e di disponibilità all’Istituto.

“La Chiesa e il mondo di una sola cosa hanno urgente esigenza: di sacerdoti santi. I preti nuovi, se vorranno creare una nuova umanita’, dovranno appartenere alla stirpe dei santi” (Mons Giaquinta nel libro Preti Nuovi per Uomini Nuovi p.35)

La bellezza del dono del sacerdozio e del mistero che esso porta con sé, spingono da subito il giovane Don Guglielmo a condividere con alcuni confratelli le dimensioni più profonde della vocazione presbiterale.
Il Cenacolo è per Giaquinta “il luogo delle divine esagerazioni dell’amore”, il paradigma da vivere nella fraternità sacerdotale. Dalla spiritualità del Cenacolo, nascono gli Apostolici Sodales, sacerdoti che scelgono di offrire il loro sacerdozio nella promozione della carità reciproca, dell’amore per l’Eucarestia, della missionarietà nella Chiesa…
L’ansia pastorale che sentiva nel cuore era animata da due intuizioni, la Santità universale, alla quale tutti i sacerdoti debbono aspirare e la Fraternità, soprattutto fra sacerdoti, proprio perché diocesani e quindi soli nella vita sia pastorale che familiare. Desiderava che i Sacerdoti diocesani vivessero insieme, collaborassero alla pastorale insieme uniti dallo stesso ideale: santità e fraternità.
Negli anni seguenti, dati i vari ruoli di prestigio che ricopriva nella diocesi di Roma, incontrava molti sacerdoti e li invitava ad essere Amici del Movimento Pro Sanctitate che era divenuto una realtà attiva e ben organizzata. Nel 1962 inizia l’attività dei Convegni sacerdotali, dai quali si sviluppa il gruppo dei sacerdoti Apostolici Sodales, ispirati alla spiritualità del Cenacolo. Lui stesso scriveva ai sacerdoti amici invitandoli ai Convegni Sacerdotali estivi durante i quali teneva le meditazioni e al termine faceva la proposta di entrare a far parte dell’Istituto sacerdotale nascente.
Nel 1968 monsignor Giaquinta viene nominato vescovo di Tivoli; durante gli anni di episcopato ricopre diversi incarichi nella Conferenza Episcopale, tra i quali la presidenza della Commissione per il clero, incarico nel quale ha la possibilità di dare concretezza in maniera più ampia alla sua attenzione per i sacerdoti.
Nel 1981 pubblica il libro “Il Cenacolo”: in esso il Servo di Dio illustra la sua spiritualità sacerdotale e l’invito ad essere amici di Gesù, che nel Cenacolo si dona.
Dopo diversi anni di esperienza, nel 1994 furono presentate le costituzioni al Cardinale Vicario di Roma Camillo Ruini per l’approvazione diocesana. Tutto si compì il giorno della sua morte, il 15 giugno 1994.

«Non siamo nati per odiarci e combatterci ma per amarci e aiutarci. Non può quindi essere la violenza, la divisione, l’ingiustizia e la lotta la legge fondamentale dell’umanità che deve invece sforzarsi di attuare il sogno di una «fraternità universale» capace di ignorare o superare qualsiasi barriera. Solo l’unità fraterna potrà salvare il nostro domani di uomini liberi» († G. Giaquinta).

Negli anni ’60, seguendo gli orientamenti dati dal Concilio Vaticano II, tra i membri del Movimento Pro Sanctitate si cominciò a sentire sempre più viva l’esigenza di sviluppare, oltre alla dimensione personale e comunitaria, anche la dimensione sociale della santità. Si trattava di far penetrare e diffondere questo ideale nella società civile, in ogni suo aspetto: famiglia, scuola, lavoro, operatori politici ed economici. Per realizzare questo obiettivo, mons. Giaquinta cominciò a raccogliere intorno a sé un gruppo di uomini, impegnati in diverse professioni e interessati a questo aspetto della santità. Il loro cammino di formazione è seguito da Giaquinta sia attraverso la presenza, il pensiero, la guida spirituale che con alcuni scritti che pubblica in quel periodo (La rivoluzione dell’amore, Costruttori di un mondo nuovo).

Progressivamente, il gruppo si consolida e acquisisce una sua identità, dando vita all’Istituto degli Animatori Sociali, la cui finalità propria è diffondere il messaggio della fraternità universale, nell’imitazione di Cristo, ponendo l’accento sull’amore che supera la giustizia.
Il gruppo degli Animatori, inizialmente molto ristretto, si amplia e si diffonde, anche in altre città italiane, offrendo ai partecipanti una solida formazione spirituale e culturale. Alcuni di essi avviarono alcune esperienze di volontariato presso il carcere romano di Rebibbia, non tralasciando la diffusione dell’azione apostolica attraverso delle ‘tavole rotonde’ organizzate in alcuni quartieri romani.
Il 29 giugno 1976, per iniziativa degli Animatori Sociali, venne inaugurato il monumento a “Cristo Fratello universale” sul monte Guadagnolo, opera che venne incoraggiata dai vescovi di Palestrina e Tivoli e dall’abate di Subiaco.
L’intensificarsi della presenza e delle attività degli Animatori fa sorgere l’esigenza di costituire un ambito associativo nel quale far convergere tutti coloro che mostravano interesse per il messaggio della fraternità. Viene costituita quindi l’Organizzazione Fraternità Sociale, che attraverso attività e pubblicazioni proponeva indicazioni concrete per una traduzione pratica dei principi della spiritualità sociale.
Nel 1994, gli Animatori Sociali ottengono dalla diocesi di Roma il riconoscimento come associazione ecclesiale.
Sono presenti in Italia, India, Stati Uniti, Malta, Lettonia.

Torna in alto